Dal "Prospetto dei bozzoli da seta nei Comuni del Distretto di Ascoli, Dipartimento del Tronto" nel Comune di Colli, per l'anno 1810 e per l'anno 1811 furono prodotti rispettivamente 200 e 190 libbre nuove di bozzoli.

La produzione, in linea con la media degli altri paesi, testimoniava la presenza sul territorio di una discreta economia domestica.

Pochi anni più tardi a partire dal 1830 sulla scia di un rinnovato ottimismo da parte di piccoli e grandi proprietari terrieri piceni, si impiantarono nella Valle del Tronto quindici nuovi stabilimenti per l'allevamento del baco da seta. Queste nuove iniziative imprenditoriali nacquero a seguito del diffondersi di metodi più razionali nell'allevamento dei bachi da seta e nella prospettiva di ricchi introiti,  cosi come li descrisse il Senatore Vincenzo Dandolo, convinto assertore delle nuove idee napoleoniche e grande innovatore anche nel campo dell'agricoltura. A Colli del Tronto, proprio nel 1830 (come ci ricorda l'iscrizione in marmo tornata finalmente al suo posto dopo quasi due secoli sulla facciata ovest della bigattiera) Filippo Panichi figlio di Serafino, noto giudice, possidente ed esponente di una delle famiglie più ricche de vallata, costruì una "bigattiera sistema Dandolo".

Una "dandoliera" dunque, per la quale l'autore stesso aveva previsto una enorme diffusione stante l'aumento di ricchezza a livello nazionale ed i lucrosi profitti domestici che sarebbero derivati dall'allevamento dei bachi da seta in tali manufatti.

Nella proposta di questa struttura innovativa si avvertono gli influssi dell'illuminismo e della rivoluzione industriale in atto in quegli anni. Si prefigura la nuova concezione del lavoro in serie, della infallibilità delle teorie scientifiche applicate anche ad un allevamento di esseri animali e della volontà di trasferire anche all'agricoltura una mentalità di tipo industriale.

Una lucida ed argomentata convinzione che si trasforma in una utopia per possidenti e i nuovi imprenditori agricoli, futura classe dirigente del paese. Filippo Panichi e come lui tanti nella Valle del Tronto, raccolgono questa sfida e costruiscono la loro "Grande Bigattiera". Una struttura ancora oggi molto legata al nostro immaginario collettivo, alla storia della nostra gente che suscitò e continua a suscitare ancora vivo interesse e nuove emozioni.